Casa Schröder la prima architettura flessibile

Pubblicato il 26-10-2016 in architettura flessibile, progetto
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Casa Schröder, progettato e costruito da Rietveld tra il 1924 ed il 1925, è un esempio importantissimo per la storia dell’architettura ed è considerato da molti la pietra di svolta dell’architettura da quella classica, della “storia dell’arte”, a quella “moderna”.

esterni della casa Schröder

esterni della casa Schroeder

Indiscutibilmente la sua importanza, e la si percepisce bene visitandola, è dirompente per moltissimi motivi: da quelli architettonici (summa massima del De Stijl) a quelli artistici (concretizzazione tridimensionale dei principi del neoplasticismo di Monridan) Tra tutti questi è raro che vi sia annoverato anche l’aspetto più interessante di tutti e che permetterebbe di considerare la casa Schröder come un architettura all’avanguardia ancora al giorno d’oggi.

Casa Schröder prospetti

Casa Schroder prospetti

Casa Schröder è il primo esempio dell’architettura flessibile.

Casa Schröder è il primo edificio progettato e costruito sul concetto di flessibilità. Rietveld ha posto come focus del suo progetto la realizzazione di un ambiente caratterizzato dalla sua articolazione variabile nel tempo: uno spazio dinamico, anche nel corso della stessa giornata, in grado di adeguarsi alle differenti esigenze di fruizione e di vita dello spazio in base alle necessità dei proprietari.

casa Schröder assonometrie e schizzi

Due approcci flessibili

La committenza richiedeva anche una suddivisione delle funzioni abitative tra il primo piano (dedicato alla famiglia) ed il piano terra in cui le camere dovevano presentarsi tali da facilitare una loro eventuale possibilità di affitto (Rietveld ne affittò una come suo studio personale). Proprio per questo le scelte progettuali dell’architetto sono state anch’esse su due piani diversi. Al primo piano la flessibilità è sia fruizionale sia spaziale: gli spazi variano nel tempo come dimensione (uso) e come utilizzo (fruizione). Al piano terra la flessibilità è solo di fruizione: gli stessi locali, nel tempo, possono essere utilizzati in modi diversi, da fruitori diversi e diventare autonomi.

composizione dinamica dei colori

composizione dinamica dei colori

Piano terra

Il piano terra è strutturato in maniera apparentemente più tradizionale, con pareti rigide, ma la composizione degli ambienti si stacca dalla tradizione: gli ambienti non sono legati tra di loro, né messi in successione (lineare o circolare), ma posti radialmente al nucleo centrale (connettivo ed impiantistico) così che ogni elemento (stanze e nucleo) risulti indipendente. Le stanze, grazie alla scelta dell’architetto, sono dotate di una parete quasi tutta vetrata e di un accesso di pertinenza così da diventare autonome molto facilmente.

Flessibilità dei percorsi di Casa Schröder

Primo piano

Il primo piano è il cuore del progetto ed è composto in modo radicalmente innovativo. Le innovazioni presentate non riguardano solo l’aspetto strutturale (muri e partizioni), ma anche compositivo e formale. Lo spazio “aperto” (richiesta dei proprietari) non si presenta vuoto e/o indifferenziato, ma come un ambiente ben articolato, ben organizzato e variabile grazie ad un sistema di pannelli scorrevoli che, secondo le necessità, possono aprirsi o chiudersi originando diverse configurazioni che rispettano i desiderata del committente (dallo spazio unico a spazi plurimi: un salotto con 3 camere da letto).

Planimetrie dei percorsi di casa Schröder

Flessibilità

La flessibilità del primo piano è ottenuta in primis grazie a divisori mobili (porte e partizioni interne), che scorrono su rotelle in binari a soffitto o ruotano su cardini tra i pannelli consentendo la libera e dinamica articolazione. Un altro aspetto sono le schermature solari mobili, che svincolano la disposizione delle camere da letto. Ulteriore strategia è la distribuzione dei servizi igienici in un blocco lineare a contatto con la parete di confine con l’edificio adiacente. In più i sanitari, gli scarichi e la scala sono gli unici elementi “rigidi” (fissi) dell’insieme, ma tali da non interferire con le spazialità dell’ambiente.

Casa Schröder interni

Casa Schröder interni

Configurazione diurna

Durante il giorno lo spazio di casa Schröder  può essere lasciato completamente aperto realizzando un ambiente dinamico open space (uso anacronisticamente questo termine piuttosto che la dicitura pianta libera, per non creare fraintendimenti poiché, in questo caso, esso non ha nulla in comune con il modello del “Plan libre”, pianta libera appunto, di LeCorbuisier). Questo non è, appunto, uno spazio indifferenziato, ma ben articolato in modo da poter essere fruito o come unico o a seconda delle attività svolte, realizzando delle aree studio e/o dedicate ad alcune attività in particolare come per esempio una sala da lettura o da musica.

Casa Schröder, la flessibilità degli ambienti

la flessibilità degli ambienti di Casa Schröder

Configurazione notturna

Durante la notte, i pannelli scorrevoli definiscono da una a tre camere da letto, ampliano il bagno e riducono l’area dello spazio soggiorno senza però diminuirne lo spazio utile. Le zone letto, in più, sono dotate di lavabi a muro attrezzati in grado di renderle autosufficienti.

Casa Schröder interni

Casa Schröder interni

Trattamento cromatico

La scelta dei colori e la loro disposizione è parte integrante del progetto, soprattutto per quanto riguarda la flessibilità. Il trattamento cromatico degli elementi è stato progettato per annullare l’aspetto naturale del materiale ed enfatizzare il rapporto dinamico tra le parti dell’edificio così da permettere ai vari piani di aggregarsi tra loro senza fondersi. Esso gioca sull’uso complementare tra i colori primari con i grigi. In oltre questi colori usati, indipendentemente sui varai piani ed insieme agli stessi piani fatti sopravanzare l’uno rispetto all’altro, creano un perfetto equilibrio tra elementi piani ed elementi lineari: principio caro e tipico della poetica di Rietveld e già espresso magistralmente nella sedia “rosso-blu”.

Proprio per questi motivi, nell’interno, la carica cromatica è particolarmente forte e usata, non a fine estetico, ma per dare dinamismo e modulare la geometria dello spazio interagendo sia tra le diverse possibili configurazioni sia autonomamente da esse: pareti, pavimenti, elementi strutturali e tecnici (come le guide dei pannelli scorrevoli) sono i campi colore rettangolari o lineari sui quali agisce il “peso” diverso dei colori (colori primari, i grigi, bianco ed nero).

la sedia rosso blu di Gerrit Rietveld: foto, progetto e scomposizione assonometrica

la sedia rosso blu di Gerrit Rietveld

Pannelli appesi

Lo spazio del primo piano di Casa Schröder presenta dei pannelli colorati appesi alle pareti. Questi, pur potendo essere elementi decorativi (richiamo ai quadri di Mondrian), servono in realtà, di notte, come oscuramenti (tapparelle) della luce dalle finestre per quelle aree che posso essere trasformate in camere da letto

Casa Schröder esterno: piani sovrapposti e uso dei colori.

Casa Schröder piani sovrapposti e uso dei colori, esterno.

Bagni

Gli spazi bagno, come sono area, anch’essi variabili da una dimensione minima essenziale (durante la configurazione giorno a una dimensione maggiormente confortevole nella configurazione notturna. Queste dimensioni sono comunque limitate, ma in linea con la tradizione e l’abitudine sociale olandese dell’epoca.

planimetrie sinottiche tra quella di Casa Schröder e delle tipologie tipiche degli edifici coevi.

planimetrie sinottiche tra quella di Casa Schröder e delle tipologie tipiche degli edifici coevi.

Flessibilità Attuale

Perché all’inizio ho detto che la casa Schröder è all’avanguardia ancora oggi? Perché la flessibilità espressa in casa Schröder è di un livello molto complesso e difficile da trovare in edifici posteriori (solo alcuni edifici attuali hanno raggiunto lo stesso livello e la stessa complessità di flessibilità). Qui la flessibilità è uno spazio ben organizzato in tutti i suoi aspetti e conformazioni con un meccanismo che lascia la libera scelta agli abitanti di conformare lo spazio. Organizzato non nel senso di già definito, ma nel senso che ha in sé la capacità di organizzarsi mutevolmente con le abitudini delle singole funzioni svolte all’interno di quella particolare zona dell’edificio.

L’unico limite a tale flessibilità è dovuto alla tecnica dell’epoca che non era all’altezza di tale progettazione poiché era ancora caratterizzata da materiali molto pesanti (legni in massello, ferro per guide e cerniere, lavorazioni artigianali con spessori elevati, etc) che hanno reso faticoso la movimentazione delle pannellature.