Passivo: Passivhaus e casa passiva

Pubblicato il 20-10-2016 in passivhaus, protocollo
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passivo …Questo è da chiarire bene. Se traduciamo dal tedesco il termine Passivhaus, letteralmente, esso significa casa passiva. Però in italiano quando si usa il termine “passivo” applicato al mondo dell’edilizia (“casa passiva”, “edilizia passiva”, “edificio passivo ” …) ci si riferisce a quel tipo di architettura o di edifici che fanno uso di una o più tecniche definite “ passivo ” per garantire alcune prestazioni, ma non agli edifici progettati e realizzati secondo il “protocollo Passivhaus”.

Questa uguaglianza lessicale crea una serie di fraintendimenti e di incomprensioni: proprio  per questo motivo, in Italia, gli esperti del settore edilizio sono bene attenti a differenziare i termini ed usano il termine originario Passivhaus (mai “ passivo ”) quando si riferiscono agli edifici realizzati secondo i dettami del protocollo Passivhaus o per riferirsi a quel mondo architettonico, scientifico e tecnico cha ha come riferimento la cultura del protocollo  Passivhaus; questo  proprio per evitare equivoci o qui pro quo, soprattutto per i clienti o per  i non addetti ai lavori.

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Passivhaus e casa passiva sono la stessa cosa?

L’edificio passivo (e non gli edifici Passivhaus) sono degli edifici che applicano alcune strategie passive (come il ricambio d’aria, la protezione solare, rimozione del calore in estate, etc), ma senza che queste siano messe reciprocamente a sistema (ovvero interagiscono tra di loro influenzandosi al fine di ottimizzare le prestazioni totali di tutto l’edificio) e siano integrate con gli altri aspetti tecnico-fisici dell’edificio.

Il Passivhaus, invece, è un approccio integrato e pluridisciplinare (termodinamica, acustica, impiantistica, fisica, scienza, chimica, normativo, strutturale…) in cui le tecniche passive e le caratteristiche fisico-tecniche sono interagenti al fine di ottimizzare i loro singoli aspetti allo scopo di realizzare un edificio in cui sono la sua stessa struttura, la sua stessa fisicità e la sua stessa natura a garantire sia elevate condizioni di confort  sia alta qualità abitativa senza un intervento significativo di consumo (attivo) delle energie per il mantenimento delle sue condizioni di confort e benessere abitativo (riscaldamento, raffrescamento, qualità dell’aria interna).

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Passivhaus verso passivo:

Facciamo un esempio per chiarire meglio la differenza tra strategia passiva e Passivhaus:
ricambio d’aria.

strategia passiva

Strategia passiva: si ottiene sfruttando le caratteristiche fisiche dei flussi di aria. L’aria per sua natura tende a muoversi da zone a temperatura più calda a temperatura più fredda (ecco perché d’inverno entra il freddo in casa dagli spifferi). Questo fenomeno permette il ricambio d’aria naturale, ma non permette un controllo di cosa esce assieme all’aria (il calore prodotto dal riscaldamento in inverno o il fresco in estate) o cosa entra insieme all’aria (pollini allergeni, inquinanti, calura estiva…); in più non permette di garantire sulla qualità dell’aria. La tecnica passiva consiste nello sfruttare la differenza di temperatura tra interno ed esterno per creare dei movimenti d’aria al fine di far fuoriuscire l’aria viziata interna e far entrare aria nuova.

Questa tecnica può essere utile d’estate, ma d’inverno ha il problema che richiede un elevato dispendio energetico perché l’aria immessa, essendo a temperatura esterna ( -10…0…+5 gradi), deve essere riscaldata per arrivare ai 20 gradi della temperatura di confort.

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passivhaus

Il Passivhaus per ricambiare l’aria utilizza un impianto automatico di Ventilazione Meccanica Controllata (V.M.C.). Questo impianto permette il ricambio costante dell’aria e garantisce altissimi livelli di qualità dell’aria stessa (attraverso filtri e/o sensori). L’impianto ha dei consumi irrisori (come il decoder mysky) e permette di usare in inverno, grazie ad un suo apparato interno, il calore dell’aria che viene espulsa per riscaldare l’aria pulita introdotta senza che i due flussi di aria si tocchino; si ottiene ciò sfruttando la strategia passiva della trasmigrazione del calore (da una sostanza più calda ad una più fredda).

Il risultato è di avere aria sempre pulita e qualitativamente controllata senza dispendi energetici, perché l’aria introdotta quando entra negli ambienti domestici è già ad una temperatura che oscilla tra i 17 o i 20 gradi così da non dover essere riscaldata (dai – 10 gradi ai 20 gradi). In estate lo stesso apparato interno della VMC impedisce la trasmigrazione del calore dall’aria in uscita con quello in entrata, così da introdurre solo aria esterna fresca; non solo, nel caso l’aria introdotta avesse umidità superiore alle condizioni di confort o una temperatura di 20 gradi, la VMC in automatico la porta alla temperatura di confort e alla percentuale corretta di umidità.